Uno dei grandi temi della psicologia moderna è quello della posizione – atteggiamento – che si assume nei confronti della vita, del lavoro, degli altri.
Un atteggiamento di dipendenza e di sottomissione tende a screditare se stessi e a lasciare spazio ad ogni uso/abuso psicologico da parte degli altri; in particolare ciò accade quando il rapporto che si vive con gli altri non è alla pari, quando si pende dalle labbra altrui, quando si è disposti – per un presunto amore, a rinunciare a parte di se stessi per compiacere gli altri.
Abbiamo sempre bisogno del sostegno esterno, dell’affetto dei cari, delle lodi sul lavoro, delle carezze, degli incoraggiamenti; ma spesso questo sostegno diventa necessità, urgenza, dipendenza e sofferenza.
E nei momenti in cui il sostegno viene meno l’amarezza diventa pervasiva e insostenibile: si può vivere il vuoto assoluto che è delusione, rabbia, impotenza, solitudine.
Per tali motivi in ogni ambito della vita occorre bilanciare le nostre posizioni up/down: in un continuo dare e avere l’equilibrio diventa funzionale quando è diretto verso l’alto (up), disfunzionale se verso il basso (down).
Down: la posizione all’ingiù (“mi sento impotente”)
Nella posizione down si vive infatti il senso ed il vissuto dell’impotenza; sentirsi sottomessa (o dipendente) genera frustrazione, senso di solitudine e di abbandono, fino a sentirsi umiliate.
Dal punto di vista psicologico tale posizione induce a chiedere pietà (si è disposti a tutto), a pendere dalle labbra altrui (farò ciò che vuoi), si vivono sensi di colpa (è tutta colpa mia); ci si sente sottomessi e si è disposti a rinunciare a tutto pur di compiacere agli altri, pur di “riavere” il sostegno esterno.
Il futuro tende a scomparire e la sofferenza diventa un fardello insopportabile: l’autonomia svanisce e si apre l’orizzonte depressivo, massima espressione della posizione down.
Soprattutto in amore, quando la persona che amiamo ci lascia, l’ideazione diventa ossessiva, la perdita insostenibile, il futuro insopportabile (come vivrò senza di te?).
Up: la posizione all’insu (“saprò sopravvivere”)
Al contrario la posizione up consente la sopravvivenza alla delusione e all’abbandono, dà tono alla persona e rigenera l’autostima, dà potenza e rafforza il desiderio di vivere nonostante il venir meno del sostegno esterno.
Nella posizione up prevale la rabbia positiva e il desiderio di riscatto, la voglia di rinascere e di rinnovare la rete personale di contatti, ci si sente “alla pari”, o anche in posizione di superiorità (saprò sopravvivere); la sofferenza – pur intensa – viene così a essere bilanciata e l’orizzonte appare positivo.
Non è facile assumere la posizione up e conservarla nel tempo; le delusioni e le amarezze sono tante e soprattutto quando in gioco c’è l’amore le emozioni sono intense, a volte esplosive ed incontenibili.
Ritrovare se stesse in questo momento può essere la chiave di volta per riequilibrare la propria posizione (up verso down): accettare la sofferenza della solitudine e dell’abbandono, riconoscere le proprie risorse, credere in se stesse e nella propria capacità di riscatto diventa il segno della forza interiore.
Tratto da
Ferdinando Pellegrino
Essere o non essere leader
Positive Press, Verona, 2012
www.ferdinandopellegrino.com
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