A cura della dr.ssa NICOLETTA DANUSO, Specialista in Ostetricia e Ginecologia
L’ecosistema vaginale
Nel nostro corpo è presente un numero elevatissimo di batteri (10 seguito da ben 16 zeri!). I batteri che normalmente abitano sulla superficie del nostro corpo e nel suo interno costituiscono quella che si chiama la “flora batterica”, cioè una popolazione di microrganismi con i quali nel corso dell’evoluzione il nostro organismo ha sviluppato un equilibrio e una sorta di mutuo scambio. Questi batteri vengono chiamati “saprofiti”, e la loro presenza è normale o addirittura utile. Quando si crea una situazione di squilibrio, e predominano determinati tipi di microrganismi che normalmente non dovrebbero esserci, oppure quando la quantità di certi microrganismi saprofiti diventa eccessiva, si parla di batteri “patogeni”, cioè in grado di causare una patologia.
Nella vagina vi è normalmente una flora batterica rappresentata da diversi microrganismi, in equilibrio tra loro, chiamata ecosistema vaginale. I batteri più numerosi in questo ecosistema sono i lattobacilli, o bacilli di Döderlein, dal nome del loro scopritore.
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I lattobacilli
I lattobacilli sono batteri a forma di bastoncino, di cui in natura esistono almeno 60 tipi. Nella vagina ci possono essere fino a 7 varietà diverse di lattobacilli.
La crescita dei lattobacilli è influenzata dagli ormoni estrogeni, perciò essi sono molto numerosi nella vagina della donna in età fertile, ma scarsi nella vagina delle bambine e delle donne dopo la menopausa. I lattobacilli svolgono numerose funzioni, tra queste una funzione molto importante è la secrezione di acido lattico (da cui prendono il nome), che consente al pH vaginale della donna in età fertile di mantenersi acido. -
Il pH vaginale
Il valore di pH indica il grado di acidità di una soluzione acquosa. Tale valore va da 0 a 14: per valori inferiori a 7, una soluzione si definisce acida, per valori superiori a 7 alcalina o basica, mentre per un valore uguale a 7 la soluzione è neutra.
L’acido lattico prodotto dai lattobacilli conferisce acidità alla vagina. Il pH vaginale della donna in età fertile varia da 3,8 a 4,5: a questi valori di pH solo i lattobacilli proliferano, mentre la crescita degli altri batteri, quelli indesiderata, è ostacolata. Perciò, la presenza dei lattobacilli evita la crescita di altri batteri patogeni, ed è quindi molto importante che i lattobacilli siano presenti in grossa quantità nella vagina.
Quindi, l’acidità del pH è sia la conseguenza che la causa della presenza dei lattobacilli. -
Lo squilibrio della flora batterica vaginale
L’equilibrio su cui si basa l’ecosistema vaginale può alterarsi, perché i lattobacilli vengono uccisi o perché proliferano eccessivamente specie batteriche che non dovrebbero essere presenti o che dovrebbero essere presenti solo in limitata quantità.
La flora di lattobacilli può venire distrutta da terapie antibiotiche locali o generali, dall’impiego troppo frequente di lavande vaginali e prodotti antisettici o con pH inadeguato, da rapporti sessuali troppo frequenti (lo sperma ha un pH di 7,2-8,0, molto diverso dal pH vaginale), dall’uso di spermicidi o lubrificanti non idonei. Anche l’inserimento di una spirale (IUD o dispositivo intrauterino) può essere associato a uno squilibrio della flora vaginale. Infine, molti germi patogeni producono delle sostanze chiamate amine, che elevano il pH inibendo la crescita dei lattobacilli.
La mancanza o la scarsità di lattobacilli, e la proliferazione di altri batteri, il più frequente dei quali è la Gardnerella vaginalis, determina una condizione patologica nota con il termine di vaginosi batterica. -
La vaginosi batterica
La vaginosi batterica è una delle più frequenti forme di infezione vaginale. Mediamente ne è affetto il 5-15% di tutte le donne in età fertile, anche in gravidanza, ma secondo alcuni Autori l’incidenza è notevolmente più elevata.SINTOMI
- In circa la metà delle donne, la vaginosi batterica decorre asintomatica, nella rimanente metà l’infezione si manifesta generalmente con:
- perdite vaginali bianche o grigio pallido, cremose o schiumose, caratterizzate da
- odore sgradevole, di pesce marcio (molto penetrante dopo un rapporto sessuale), causato dalla presenza delle amine batteriche di cui parlavamo sopra.
- In questa forma di infezione vaginale si evita il suffisso –ite perché solitamente mancano i classici sintomi dell’infezione, cioè arrossamento, bruciore e prurito.
- Talvolta può manifestarsi dolore durante i rapporti sessuali.
DIAGNOSI
Il medico può diagnosticare abbastanza facilmente la vaginosi batterica, per la presenza della caratteristica secrezione bianco-grigiasta, e per il tipico odore di pesce marcio. Si può anche eseguire un test (Sniff-test) nel quale l’odore viene evidenziato aggiungendo alla secrezione posta su un vetrino una goccia di idrossido di potassio.
Se ci sono ancora dubbi circa l’origine dell’infezione si può procedere con un altro esame, più specifico: il fish odour test o test delle amine, che valuta l’eventuale liberazione del caratteristico odore di pesce dal tampone prelevato. La misurazione del pH vaginale, normalmente effettuata tramite cartine pH-metriche, evidenzia valori alterati, maggiori di 4,5.
La vaginosi può essere diagnosticata anche attraverso l’esame al microscopio evidenziando le classiche “clue cells” ovvero cellule contornate da batteri, e con l’esame colturale del secreto vaginale. Anche il pap-test può mettere in evidenzia l’infezione.Possibili conseguenze e complicanze
La vaginosi batterica, per quanto non causi sintomi fastidiosi di prurito e bruciore come altre infezioni, può dare ripercussioni molto negative sulla qualità di vita della donna, per il disagio provocato dalla presenza di cattivo odore. Questo sintomo ovviamente può influire in modo molto negativo anche sulla vita sessuale.
In gravidanza, inoltre, la vaginosi batterica, quando non curata correttamente, aumenta il rischio di parto prematuro, perché l’infezione può trasmettersi alla membrana amniotica, determinando una sua precoce rottura. Durante la gestazione è quindi particolarmente importante seguire interamente il trattamento prescritto dal medico, per l’intero periodo di terapia, anche nel caso in cui i sintomi siano spariti.
Negli ultimi anni, inoltre, è stata documentata in alcune donne un rischio di malattia infiammatoria pelvica (PID), correlato alla vaginosi da Gardnerella vaginalis, quando quest’ultima non viene trattata in modo tempestivo e corretto. La PID è una grave malattia che può causare danni permanenti.Terapia
La terapia della vaginosi batterica può essere attuata attraverso due tipi di farmaci, che possono essere usati singolarmente o in combinazione:
- antibiotici
- riequilibratori dell’ecosistema vaginale
Gli antibiotici che si utilizzano con maggior successo sono la clindamicina per via locale e il metronidazolo per via locale o generale. Questi farmaci hanno il vantaggio di determinare una pronta risposta, ma non agendo sulla mancanza di lattobacilli, anzi riducendo ulteriormente la loro proliferazione, molto spesso non evitano la comparsa di recidive della vaginosi, che infatti si ripresenta con notevole frequenza.
I prodotti che riequilibrano la flora batterica sono invece in grado di stimolare la proliferazione dei lattobacilli, riportando alla normalità l’ecosistema vaginale e perciò inibendo la crescita dei batteri patogeni. Questi prodotti consistono sia in preparati contenenti i lattobacilli stessi, sia in sostanze acidificanti che, riducendo il pH, stimolano la crescita dei lattobacilli e ostacolano la proliferazione dei patogeni. I primi hanno un limite rappresentato dal fatto che i lattobacilli in essi contenuti spesso non sono vitali o non sopravvivono a pH fortemente basici. Tra gli acidificanti vanno distinti i prodotti a base di acido lattico (fugace effetto acidificante per via della breve permanenza in sede dell’acido lattico, assorbito e rapidamente degradato) da quelli a base di vitamina C (tavolette vaginali).
Prevenzione
Per limitare le frequenti recidive sono utili anche alcuni consigli di igiene comportamentale:
- Curare l’igiene intima e asciugare sempre molto bene la zona vulvare (per es. d’estate evitare di tenere a lungo il costume bagnato addosso).
- Evitare lavande vaginali, soprattutto se si è predisposti a vaginosi batterica
- Lavare le parti intime sempre dall’avanti all’indietro per evitare che batteri del retto possano diffondersi nella vagina.
- Evitare spray per l’igiene intima, saponi troppo aggressivi o profumati.
- Evitare indumenti intimi troppo stretti e/o sintetici che trattengono l’umidità delle parti intime e fanno respirare poco il corpo.
- In circa la metà delle donne, la vaginosi batterica decorre asintomatica, nella rimanente metà l’infezione si manifesta generalmente con: