Un recente studio ha valutato l’effetto di alcuni minerali (ferro, potassio, zinco e altri) sulla prevenzione della sindrome premestruale (SPM) che affligge almeno il 40% delle donne in età fertile e in circa il 4-9% dei casi in forma più grave (disturbo disforico premestruale) nei giorni precedenti l’arrivo del flusso mestruale.
Lo studio è stato condotto in circa 3000 infermiere di età compresa tra 25 e 42 anni senza SPM che avevano partecipato ad un precedente studio di 10 anni (1991- 2001) per identificare i fattori di rischio modificabili delle principali malattie nelle giovani donne. Dai dati raccolti è emerso che assumendo una quota di ferro pari o superiore a 22 mg/die (comunque maggiore dei 18 mg indicati in Italia dalle linee guida per la popolazione femminile adulta) le probabilità di sviluppare sintomi associati alla sindrome si abbassavano del 30-40% rispetto alle donne che assumevano 10 mg.
Secondo quando dichiarato dagli Autori il ferro deve provenire da alimenti di origine vegetale, quindi non dalla carne ma da fonti come spinaci, broccoli, cavoli, lenticchie, albicocche e altre fonti. Lo studio ha evidenziato che anche lo zinco assunto a un dosaggio maggiore rispetto a quello raccomandato in Italia (15 mg/die rispetto agli 8 mg/die) ha un effetto benefico sulla SPM, seppure inferiore rispetto al ferro. Ben consapevoli che questi risultati necessitano di ulteriori conferme, gli Autori raccomandano in ogni caso di abbondare con alimenti ricchi di ferro nella dieta, in particolare nelle donne che soffrono di sindrome premestruale.
Fonte
Chocano-Bedoya PO et al – Intake of Selected Minerals and Risk of Premenstrual Syndrome. Am J Epidemiol. 2013 Feb 26
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